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Buon compleanno 🎉 🥂
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Giorgio Bianchi

Quando due anni fa dissi che con la pandemia ci stavano preparando alla guerra, pochi capirono effettivamente a cosa mi stessi riferendo.
I soliti analfabeti politici, ignoranti come capre e arroganti come solo gli stolti sanno essere, mi irrisero e screditarono, pur non avendo la minima cognizione di cosa gli stesse per arrivare addosso.
Con l'escalation del conflitto in Ucraina e il naufragio definitivo di tutte le politiche sanitarie (oggi la stragrande maggioranza degli europei, avendo di fatto disertato la campagna per la quarta dose, è divenuta ufficialmente novax, ovvero ha abbracciato le tesi di chi fin dal primo momento si è fatto guidare dal sacrosanto principio di precauzione), sempre più persone stanno abbracciando le nostre posizioni, avendo compreso sulla propria pelle il disegno generale sotteso alla fase di addestramento (pandemia) e alla fase di innesco (sanzioni) della crisi globale che si abbatterà in autunno sulle nostre società.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato la fine del "periodo di abbondanza" e ha esortato a prepararsi alle conseguenze economiche delle crisi e alla carenza di prodotti alimentari.
"Stiamo attraversando un grande sconvolgimento... In effetti, quello che stiamo attraversando è la fine di un periodo di abbondanza... Dovremo affrontarne le conseguenze economiche. Parliamo di prodotti e tecnologie che abbiamo sempre pensato fossero disponibili. Nel caso della crisi ucraina, stiamo parlando delle conseguenze della lotta per la libertà, che ha il suo prezzo, che potrebbe richiedere sacrifici".

Dopo l'annuncio da parte di Macron della "fine del periodo dell'abbondanza"Show more, abbiamo, sempre ieri, la dichiarazione da parte del fondatore Huawei di prepararsi a tre anni di modalità "SOPRAVVIVENZA".

Queste sono parole che annunciano l'inizio di un'economia di guerra.
Perché di questo si tratta, di guerra.
Di guerra.
Di guerra.
Di guerra.
Non di una possibilità tra le tante, ma di una realtà che è già presente nelle nostre vite.
Noi siamo in guerra.
Una guerra che non è la nostra guerra.
Perché a rischio è soltanto l'egemonia del mondo anglosassone sui suoi possedimenti ottenuti grazie alla vittoria della Seconda guerra mondiale.
Il nostro compito è quello di dissanguarci per tenere in piedi le sanzioni contro la Russia e fomentare gli ucraini a continuare a farsi massacrare nell'interesse della sopravvivenza della Nato.
Gli anglosassoni ci mettono l'apparato propagandistico, l'intelligence, gli infiltrati nei governi e le armi, noi ci mettiamo i soldi e le retrovie, gli ucraini il campo di battaglia e la carne da cannone.
Lo schema è questo.
Come è avvenuto con la pandemia, quando fin dal primo momento ci è stato detto che la salvezza sarebbe inevitabilmente passata per il siero salvifico, anche in questo caso non ci sono vie d'uscita diverse dalla vittoria finale (le pretese ucraine sulla Crimea sono la pietra tombale su qualsiasi possibilità di soluzione diplomatica).
Fino a quando i governi europei saranno controllati dai Quisling della Nato, la strada resterà segnata.
La crisi economica genererà sempre più malcontento, la propaganda indirizzerà questo malcontento verso la Russia e i suoi alleati, l'odio verso il nemico e i suoi presunti fiancheggiatori monterà inesorabilmente, fino a quando non si giungerà ad ebollizione.
A quel punto, l'opzione dell'intervento diretto, non solo sarà ritenuta possibile ma addirittura auspicabile.
Gli serve soltanto ancora un po' di tempo per cuocere le popolazioni nel brodo della crisi e dell'odio, per fagli accettare l'inaccettabile, esattamente come è avvenuto durante la fase di addestramento (pandemia).
La foto di gruppo dei Draghi Boys al meeting di Rimini, è la prova che al di là del teatrino messo in scena dai giornali, il Sistema può sempre contare sull'usato garantito.

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